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lunedì 23 novembre 2015

Giorgio Calabrese, nutrizionista: "A tavola, più moderazione e meno allarmismo"

Moderazione, meno allarmismo e più consapevolezza. Questa in sintesi la ricetta del medico nutrizionista GiorgioCalabrese, docente di Scienza dell’alimentazione all’Università di Torino e alla Federico II di Napoli e presidente del Consiglio superiore della Sicurezza alimentare per il Ministero della Salute. 
Ospite a Desenzano, per un incontro organizzato dall’Azienda ospedaliera della città sul tema “Il cibo è salute”, l’esperto, presenza fissa in varie trasmissioni televisive, ha definito la recente notizia sulla carne rossa «puro allarmismo»
Calabrese è intervenuto sulle rive del Garda a pochi giorni dall’annuncio diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sulla carne rossa lavorata, classificata come “probabile cancerogeno per i tumori dell’intestino colon-retto, pancreas e prostata… Ma la “fragilità” di questo studio, ha detto lo specialista, «è che si tratta di un lavoro svolto in base a dati epidemiologici, non una ricerca su persone sane e altre malate. E, soprattutto, si basa su dati di persone che vivono nel mondo anglosassone, dove si consumano molte carni rosse e dove sono in aumento i tumori al colon». 
Il dottor Calabrese conferma la bontà di «uno stile alimentare ispirato alla dieta mediterranea, in cui non vi è una presenza massiccia di carne, ma predominano verdure, legumi, frutta, insieme a pesce, carne, uova, formaggi, nella giusta alternanza».



Dottor Calabrese, visto che è Desenzano per parlare di “quando il cibo è salute”, partiamo da questa domanda: quando ciò che mangiamo ci fa stare veramente bene?
«Nella misura in cui diventa l’elemento portante della condizione dietetica, che porta alla salute nutrizionale dell’uomo. Esistono infatti una salute fisica, una psichica e una nutrizionale. Quest’ultima riguarda il cibo e il nostro apparato digerente. Per cui il cibo deve essere consumato in maniera equilibrata, tenendo presente che l’eccesso è dannoso, di qualunque alimento si tratti».
Quindi il segreto è la moderazione…
Giorgio Calabrese
«Avere un equilibrio dei nutrienti è fondamentale, perché se non c’è equilibrio, la prevalenza di un nutriente contro un altro genera rapporti biochimici che conosciamo poco e che possono causare uno stato di malattia. Per esempio: oggi sappiamo che mangiare più prodotti con mercurio, alluminio, rame può creare problemi al cervello e patologie come l’Alzheimer».
C’è un nesso tra cibo e infiammazioni?
«Sì. Per esempio la presenza eccessiva di grassi saturi o di proteine animali legate ai grassi saturi scatenano delle sostanze che si chiamano leucotrieni e trombossani: agenti che stimolano l’organismo a produrre prostaglandine, che possono generare infiammazioni e, di conseguenza, altre patologie, anche tumori».
Gli zuccheri, o meglio i dolci, molto consumati dai bambini… anche quelli possono causare infiammazioni?
«Premetto che faccio parte del nucleo di scienziati che ha portato il consumo giornaliero di zuccheri dal 24% al 10% e la mia proposta è di ridurlo ancora. Ma mentre si parla di diminuire gli zuccheri, nessuno cita i grassi. Quando pensiamo che un bambino mangia troppi zuccheri, in verità mangia troppi dolci. Consuma dei prodotti che contengono zuccheri e soprattutto grassi. Ecco, noi dobbiamo limitare specialmente il consumo di grassi saturi, che ci fanno male».
Veniamo all’attualità della “carne rossa”, notizia lanciata come una bomba dall’Oms e poi ritrattata. L’Agenzia ha classificato nel “Gruppo 1” (cancerogeni certi) la carne lavorata, insaccati, wurstel, salsicce e nel “Gruppo 2” (alimenti rischiosi) le carni rosse, ossia manzo, vitello, maiale, agnello, montone, cavallo e capra. Qual è la verità?
«Per parlarne devo svelare il backstage della vicenda. In questo caso, hanno parlato due persone dell’Oms, che hanno fatto delle classificazioni basate su evidenze limitate, in termini di epidemiologia, facendo presupporre un legame tra insorgenza di cancro al colon e consumo di carni rosse. Non sono lavori fatti sui pazienti, ma sintesi di tanti lavori scientifici. In particolare lo studio della carne è stato diffuso perché l’Oms è in crisi economica e le donazioni iniziano a scarseggiare; il che potrebbe portare a una riduzione del carrozzone dell’Oms, quindi lanciare una bomba ogni tanto serve a dimostrare quanto sia fondamentale la loro presenza. Con il ministro della salute Beatrice Lorenzin ho chiesto di vedere il lavoro sulle carni rosse; ci è stato risposto che ce lo daranno a fine 2016, quando lo studio sarà pubblicato. L’indomani è stata lanciata la stessa “bomba” con il caffè. Direi che questa non è scienza e neppure giornalismo: è allarmismo puro».
Quindi meglio essere prudenti e prendere certe notizie con le pinze…
«È importante mettere delle regole. Lo hanno detto gli stessi Veronesi e Berrani, che non mangiano carne e sono vegani: la verità è consumare moderatamente carne. Io consiglio il buon senso: lunedì carne rossa, martedì carne bianca, mercoledì il pesce, giovedì uova, venerdì formaggio, sabato insaccati, se si vuole… Ma la carne rossa non più di due volte a settimana e una volta per i bambini».
Com’è meglio cuocerla?
«L’importante è che la carne non sia fritta o alla brace. Bisogna sempre evitare di cuocerla a elevate temperature perché l’ossidazione è pericolosa. Quando la carne cotta alla griglia diventa nera, i nitrati naturalmente presenti generano reazioni biochimiche e agenti detti cancerogeni. Lo stesso vale per verdure, pane, pizza… Cucinare tutti gli alimenti a 50-60 gradi al massimo».
Qualche indicazione sul consumo di grassi, che contrariamente a quanto si pensa non sono tutti nemici del nostro benessere?
«La nostra dieta quotidiana dovrebbe contenere pochi grassi saturi, ma più grassi monoinsaturi (olio extravergine, come quello del Garda) e più polinsaturi (pesce, carni bianche, frutta secca, oli di un solo seme consumati crudi), nel giusto equilibrio. Se noi eliminassimo del tutto il colesterolo, per esempio, rischieremmo di vedere insorgere altre malattie. È sempre un discorso di moderazione e armonia nel consumo. Così possiamo evitare tante patologie».
Quali oli usare per la cottura?
«Olio extravergine di oliva cotto e olio di un solo seme crudo. Gli altri oli hanno un punto di fumo più basso e sono pericolosi, se cotti».
E sui nuovi cibi del futuro, come alghe e insetti, cosa dice?
«In questo momento si sta parlando dell’accordo tra Europa e America per scambiarsi qualunque cosa. Il che, in pratica, significa aprire il mercato a un mondo orientale che ha bisogno di quello occidentale… Io dico sì ad alghe e insetti, ma solo in caso di carestia!».

Francesca Gardenato

(Pubblicato sul settimanale "Verona Fedele" 
del 22 novembre 2015)

lunedì 2 novembre 2015

Mattoncini Lego, una passione ad ogni età

Con un pochino di ritardo, pubblico questo post sul successo della manifestazione a tema “Lego”, che ha chiamato oltre 12mila visitatori tra le mura del castello di Desenzano.


Migliaia di colorati mattoncini per tornare tutti felicemente bambini. Un gioco senza tempo, capace di riunire centinaia di famiglie e strappare sorrisi a generazioni diverse, nello scorso fine settimana (24-25 ottobre) a Desenzano. 
Sulle rive del lago di Garda bresciano, circa 12mila persone (se non di più!) hanno risposto all’invito di “Mattoncini in castello”, manifestazione a ingresso gratuito e dedicata alle costruzioni più famose al mondo, ideate da tale Ole Kirk Christiansen, un falegname danese avvezzo a costruire case e arredi. 
Chi l’avrebbe mai detto che i suoi mattoncini sarebbero diventati col tempo tanto popolari? Il nome è frutto dell’unione di due termini danesi, “leg godt”, che in italiano significa “gioca bene”. E c’è davvero da pensare che tanti architetti e ingegneri dei tempi moderni abbiano mosso i primi passi sui classici tappeti verdi, basamenti di creazioni fantasiose e stimolanti.

Risalgono al 1934 le prime costruzioni in plastica, ma la maggiore espansione del gioco si è avuta nel secondo dopoguerra. 
Il successo dell’azienda familiare è scattato dagli anni ’60/’70,  fino a consolidarsi negli anni Duemila, tanto che sono sorti veri e propri parchi tematici (il primo a Billund in Danimarca, cittadina d’origine del fondatore). Alcuni artisti hanno addirittura usato i mattoncini per le proprie creazioni, producendo statue, mosaici e macchine complesse. Dei pezzi sono esposti persino alla collezione permanente del Museum of Modern Art di New York. 
Un mondo di eventi e collezionismo si è scatenato intorno: si sono aperti “lego store” ossia negozi dedicati, composte colonne sonore, prodotti videogiochi e persino due film ispirati ai giochi del marchio danese, ancora oggi richiestissimo dai più piccoli. Tanto che, mentre a Desenzano migliaia di fan delle Lego attendevano in coda di vedere i mattoncini in bella mostra, la regina dei giochi ha dichiarato che per un errore di calcolo della produzione non riuscirà a soddisfare tutte le richieste di regali di Natale.
I pezzi di plastica, prodotti con dimensioni di tolleranza infinitesimale e fatti per essere incastrati al millimetro, assemblati si trasformano in creazioni straordinarie, in grado di vincere persino la sfida dei più moderni videogiochi. 
Nella cittadella Lego” allestita nel castello di Desenzano si è confermato il fascino di questo gioco letteralmente costruttivo. Bambini entusiasti, «mai viste tante costruzioni tutte insieme!», e genitori soddisfatti per il valore dell’iniziativa.
Numerosi collezionisti ed espositori di varie parti d’Italia si sono dati appuntamento nelle sale del castello per esibire le loro rarità. Infatti, l’evento organizzato dal Comune di Desenzano, in collaborazione con l’Associazione Desenzano Sviluppo Turistico e Cremona Bricks (ideatori della due-giorni), ha presentato al pubblico plastici di piccole e grandi dimensioni, un banco di scambio e vendita di pezzi e uno spazio gioco – allestito in una tensostruttura a forma di cupola nel cortile del castello – in cui i bambini hanno potuto sbizzarrirsi nel costruire navicelle spaziali, missili e altre mirabolanti creazioni e partecipare con le loro opere a un concorso ideato da Cremona Bricks.
Migliaia i mattoncini assemblati nei diorami in mostra, ispirati ai più diversi temi: i vascelli dei pirati, un grande stadio rock, le piramidi egiziane, Star Wars, città e trenini vintage con pezzi originali anni ’60 e ’70 e, fulcro dell’evento, un megadiorama di 2,2 x 6,6 metri medievale, ambientato in una rocca del XIII secolo con tanto di torri, mura merlate e draghi. Decine di migliaia gli oggetti da collezione tra omini, macchinine, animali, astronavi, imbarcazioni, vegetazione e accessori vari, qualche rarità e le novità dell’ultimo momento. Una vera goduria per gli appassionati!
«Ci ho sempre giocato e non ho mai smesso – racconta Ugo Carminati, avvocato di professione e fondatore dell’associazione Cremona Bricks –. Quando ho iniziato a lavorare e a poter investire nella mia collezione Lego, ho iniziato ad arricchirla seriamente. Superata la fase in cui le costruzioni erano un passatempo, mi sono dedicato a promuovere gli eventi, condividendo la mia passione con amici e soci. E questo è il risultato!».
Grande soddisfazione da parte del Comune, espressa dall’assessore alla Cultura Antonella Soccini: «Successo inaspettato. Ringraziamo l’Associazione Desenzano Sviluppo Turistico, gli albergatori e Cremona Bricks per l’ottima collaborazione. Ci fa piacere che molti cittadini abbiano potuto riscoprire un castello accogliente e “a misura di famiglia” e che questa manifestazione abbia contribuito a valorizzare la nostra città».
Chissà, magari si può cominciare a vedere nei fatti un inizio di quella tanto agognata “destagionalizzazione”, che si traduce in più gente a Desenzano, non solo durante l'estate.

[Qui, alcune immagini del mio reportage fotografico per l'Ufficio Comunicazione del Comune di Desenzano del Garda]

domenica 18 ottobre 2015

Expo Milano 2015, il successo è reale...

Superati i 20 milioni di ticket effettivi venduti, 10 milioni di accessi al cluster del caffè, mentre 200mila bambini hanno visitato il padiglione Kinder... Be', se non è un successo questo?! Expo ha superato le aspettative e in questi giorni, ormai gli ultimi, le code continuano.
Anche se non c’è ancora un progetto preciso sul “dopo expo”, qualche dato già circola e ci rincuora. Mi sono presa del tempo per raccogliere i dati e rispondere a qualche commento negativo sul mio post di Expo, condiviso giovedì 15 ottobre su Facebook.
Non sono solo i grandi numeri di presenze o ticket ufficiali a confermare la felice riuscita di #ExpoMilano2015
Il successo è reale, molto reale! 
E, scusate, se per una volta c’è una buona notizia nel nostro Paese, perché diavolo cercare il negativo a tutti i costi e non gioire?!
A parte l’obiettivo superato dei 20 milioni di entrate, che ripagano il miliardo speso per l’esposizione milanese, c’è già chi “ha fatto i conti” e dichiarato pubblicamente un esito positivo! 
Ho visitato e apprezzato Expo (purtroppo o per fortuna, anche io infilandomi in lunghe code a ottobre, quando tutto gli italiani si sono riversati a Rho per paura di perdere l’evento). Non ho potuto vedere tutti i padiglioni, come già scritto nel diario della mia due-giorni, ma ho girato e respirato parecchio l'atmosfera internazionale, cogliendo molti segni di speranza, la voglia e la possibilità di un futuro migliore.
Ecco, perché sono ben felice di condividere i dati di una ricerca autorevole, coordinata dal prof. Alberto Dell’Acqua dell’Università  Bocconi di Milano, il quale, per conto della Camera di Commercio di Milano e di Expo Spa, ha stimato la produzione aggiuntiva del nostro Sistema Paese di 23 miliardi di euro (sì, MILIARDI, ma non sono spesi!). Mentre il valore aggiunto di Expo 2015, ovvero il prodotto interno lordo della manifestazione, è pari a 10 miliardi di euro.
E non è tutto. Per la “nostra” Lombardia, Assolombardia ha calcolato il valore aggiunto lombardo in 2,3 miliardi, considerando tutta la regione e i vari comparti, dalle imprese turistiche al business delle imprese regionali. Forse il lago di Garda non ne ha beneficiato, forse è stata un’annata turistica generalmente favorevole, forse più italiani si sono mossi sul territorio, fatto sta che i numeri ci sono e parlano chiaro. Per non parlare dei riflessi mondiali per il nostro “made in Italy”.
Per il futuro dell’area Rho-Expo di Milano ci sono, per il momento, varie ipotesi sul piatto, ma almeno la metà dell’area pare rimarrà verde! Come verdi di rabbia saranno quelli che hanno passato mesi a criticare e “gufare” l’Expo italiana! Mi spiaca, accipicchia. Ma se possiamo dire “viva l’Italia”, che aspettiamo a farlo? Urliamolo anziché pronunciarlo a labbra e denti stretti, lanciando scongiuri!


mercoledì 7 ottobre 2015

Expo Milano 2015. Diario di un giro del mondo in due giorni!

Missione Expo Milano 2015 compiuta. Un’interessante, avvincente e affollata immersione nelle culture, tradizioni alimentari e politiche agricole di tanti Paesi, un giro del mondo in soli due giorni e 110 ettari, che non mi ha risparmiato code e mal di schiena. Ma ne è valsa la pena!
Ne è valsa la pena perché l’orgoglio di essere italiana passa anche da questa Expo, premiata dall’affluenza di questi ultimi mesi. Perché ci sono Paesi di cui sapevo poco o nulla, e che mi hanno sorpresa e affascinata. Partirei domani per visitarli davvero!

Ne è valsa la pena per la quantità di stimoli che si raccolgono, anche solo passeggiando lungo il decumano.



Per esempio, lo sapevate che la mela più grande al mondo cresce in Kazakhstan? E che il maggiore esportatore di mele in Europa è la Polonia? E che un terzo delle foreste mondiali sono in Thailandia?
Ci tornerei, per terminare il giro in quegli Stati in cui avrei fatto prima a prendere l’aereo e partire piuttosto che mettermi in coda. Ci tornerei per saperne di più, assaggiare e vedere di più, per fare meno attesa e vivere l’Expo con occhi più esperti e meno fretta. Peccato aver aspettato l’ultimo mese. Mea culpa. 
Al di là delle tante polemiche, credo che i due giorni di “experience” nel cuore internazionale di Milano siano valsi la mia vacanza di settembre saltata e la stanchezza di oggi. Ho firmato la Carta di Milano al Padiglione Italia (mi scuseranno i connazionali se ho preferito però il "parco agroalimentare sostenibile" della Germania) con la fiducia che questa eredità culturale, da qui in avanti, sia un impegno mio e anche “virale” per estendere il diritto al cibo, la lotta agli sprechi, la sicurezza di ciò che mangiamo, le buone pratiche di rispetto ambientale e puntare su un'agricoltura che produca per tutti senza impoverire o distruggere. 
A Expo si incontrano e respirano saperi, tecnologia, tradizioni, creatività, futuro, eccellenze italiane e internazionali e, inevitabilmente, uno scontro di ricchezze e povertà. Riuscire a riequilibrare le differenze e sommare, anzi intrecciare, il buono che c’è in ogni Paese per una rete mondiale meno sbilanciata e più sostenibile dovrebbe essere una responsabilità condivisa, non più un sogno. Ripartiamo dal successo di Expo 2015 per un futuro non procrastinabile, un futuro concreto e veramente uguale per tutti.
Ultima riflessione internazionale. Forse non tutti i Paesi hanno recepito in pieno il tema e l’invito di Expo, “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Qualcuno si è fermato all’aspetto più consumistico e di marketing, ma sta comunque al visitatore critico cogliere gli spunti giusti e portare a casa solo ciò che è veramente utile. Senza sprecare nulla.


lunedì 28 settembre 2015

Ciao estate... ed è già nostalgia

Diceva un tale “non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano intorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla”.
Com'è difficile lasciarla andare via! Ormai questa bella estate 2015 si è conclusa e i ricordi si affollano. Una stagione straordinaria, intensa, sorprendente, carica di eventi, di musica e di sole. Che già mi manca. 
Dopo l’ultimo fine settimana di manifestazioni dal retrogusto ancora estivo, archivio la stagione che per me è davvero la più bella, con il pensiero alle tante serate presentate o organizzate sulle rive del Garda, il calore della gente e i tramonti vissuti e quelli mancati per lavoro. Nostalgia pura, che si fa attesa...


 Grazie ai fotografi che gentilmente mi hanno concesso l'uso di queste immagini!

domenica 27 settembre 2015

AAA Speaker apprendisti e appassionati della radio cercansi

Da questo lunedì 28 settembre è onair la quarta edizione di “Noi Speaker”, il corso per aspiranti speaker radiofonici di Radio Noi Musica, in collaborazione con radio RCS, l’onda veronese
Come nelle passate edizioni, il corso si terrà a Lonato del Garda, nella sede della webradio, in via Caduti del lavoro
L’iniziativa è pensata per chi ha un debole per la radio, ama parlare al microfono e vuole far sentire la propria voce, ma anche per chi desidera saperne di più e magari ha voglia di collaborare con Noi Musica o semplicemente vuole sfruttare meglio il proprio “strumento” vocale. 
I dieci incontri saranno scanditi da lezioni di teoria ed esercitazioni in aula e in diretta, con l’aiuto di esperti, conduttori e giornalisti radiofonici provenienti da varie emittenti locali e nazionali (Radio NumberOne, Radio Millenote, RTL 102.5, Radio 105, RCS…) e la collaborazione di Gardart. Insieme, si apprenderà come usare più correttamente la propria voce, partendo dalla basilare respirazione per arrivare a qualche nozione di dizione, fino alla conoscenza dei format radiofonici, la preparazione della scaletta, la conduzione in coppia e la diretta vera e propria.
I dieci incontri, con la possibilità di continuare poi la pratica negli studi di Radio Noi Musica, inizieranno lunedì 28 settembre dalle 20.30 alle 22 in via Caduti del lavoro a Lonato (sotto la sede della Protezione Civile, accanto all’Itis) grazie all'ospitalità del Comune lonatese. 
La prima serata di presentazione (domani) è aperta a tutti
Le lezioni inizieranno ufficialmente il 5 ottobre e alla fine del corso ogni partecipante riceverà un attestato e un provino radiofonico o demo. Porte aperte, quindi, a Lonato per chi vuole “fare radio” partendo dal web. 
L’iniziativa rientra nel Progetto Noi Musica, fondato dal compianto don Luca Nicocelli, parroco di Centenaro (Lonato), che ha avviato nel 2007 una serie di attività e concorsi per i giovani del basso Garda. 
Per ulteriori informazioni: tel. 338.1702911 - www.noimusica.org

martedì 22 settembre 2015

Tiro a volo, Mondiali 2015. Vincere portando nel cuore l'amore di Dio

Il tiro a volo è una delle discipline che contribuiscono al medagliere italiano e proprio la scorsa settimana, sul Garda bresciano, i riflettori dell’Italia sportiva e del mondo sono stati puntati su Lonato per il Campionato mondiale di tiro a volo 2015
Questo evento mondiale ha portato al Trap Concaverde, unico impianto in Italia e in Europa a disporre di ben 12 campi di tiro, oltre 800 atleti da 92 nazioni e decine di giornalisti, tecnici ed esperti del settore tra il 10 e il 18 settembre scorso.

Un ringraziamento particolare a Renato Roberti, autore di questa fotografia, e all’ufficio stampa del Trap Concaverde.
Giovanni Pellielo nella foto di R.Roberti
È argento ai Mondiali di tiro a volo 2015 per Giovanni Pellielo, 45enne vercellese detto “Johnny”, che a Lonato ha provato a rincorrere il quinto titolo mondiale. Dopo un inizio in salita, il traguardo si è tinto d’argento.
La sua corsa si è arrestata alla fine del duello con lo slovacco Erik Varga. Pellielo ha infilato l’ultima cartuccia nel fucile con la vittoria praticamente in pugno, essendo avanti di un piattello, ma doveva posizionarsi e imbracciare il fucile in fretta. Troppo in fretta: «Sono andato in affanno – ha raccontato Pellielo alla stampa – e non ho avuto il tempo materiale di prepararmi che è partito il piattello. Non mi era mai successo». L’ultimo piattello della finale è schizzato a sinistra senza infrangersi. Agli spari supplementari Pellielo è arrivato teso e ha sbagliato il secondo tiro, mancando d’un pelo l’oro mondiale.
«La speranza dell’oro non nego che c’era – dichiara qualche ora dopo il campione a Verona Fedele – ma sono contento perché rispetto a come ero partito, in netta salita, la gara ha preso una bella piega. Il finale poteva essere d’oro, se non sbagliavo quell’ultimo colpo, ma sono soddisfatto per come è andata».
Le sensazioni sul mondiale sono tante, ma non c’è amarezza nelle parole di “Johnny”.
«È stato un campionato del mondo che ha messo a dura prova la mia tensione e i miei nervi. Lo ricorderò solo per la meraviglia di essere arrivato in finale. Mi ritengo una persona normale e so quello che ho fatto. Non traggo mai amarezza dalle competizioni, piuttosto porto via la consapevolezza dei miei limiti per lavorarci, migliorare, senza accanirmi sui risultati. Sarebbe un insulto alla vita sportiva crucciarsi per un secondo posto. Una medaglia d’argento a un mondiale, disputato individualmente, è sempre un ottimo risultato. C’è, sì, la consapevolezza di poter raggiungere un traguardo ogni volta superiore, ma la ricerca è prima di tutto interiore».
Pellielo, del resto, è uomo da circa 50mila colpi l’anno. Uno sportivo con la s maiuscola. Ha iniziato la sua carriera nel giorno del suo diciottesimo compleanno, dopo anni di ballo. Complice la madre, che da tempo praticava il tiro a volo (come anche i fratelli di Giovanni) e lo ha accompagnato per la prima volta in un poligono. Appena quattro anni dopo, è stato convocato per partecipare alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, dove si è classificato a ridosso della finale a sei. Da lì, un’escalation di successi: ha vinto sei finali di Coppa del mondo, quattro titoli mondiali, tre titoli europei, 17 prove di Coppa del mondo, 10 titoli italiani, due volte campione ai Giochi del Mediterraneo, la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Sydney 2000, l’argento ad Atene 2004 e a Pechino 2008. Risultati a livello individuale, cui si aggiungono quelli a squadre. Tutte soddisfazioni raggiunte trascorrendo anche 10-12 ore al giorno  in campo. Sacrifici sostenibili grazie alla grande passione e alla motivazione che animano Giovanni Pellielo.
«Nella vita di uno sportivo ci sono due lati – continua l’atleta –: da una parte la soddisfazione del bisogno e dall’altra la motivazione. Se ci si ferma al primo, si è finiti come uomini e come sportivi. La motivazione invece è un qualcosa che non si esaurisce e ti spinge sempre avanti».
Pellielo è uomo di fede, cattolico convinto. E anche questo fa la differenza. Forse è un personaggio atipico nel mondo dello sport, ma che non passa inosservato per le sue riflessioni. Nel 2000 è stato convocato in udienza da papa Giovanni Paolo II in Vaticano, ed è stato premiato con il “Discobolo d’oro” per la morale, alla presenza del cardinale Ruini.
La fede per lui è un insegnamento e un invito al miglioramento continuo, nella vita come nello sport. «Non può finire con la medaglia, che è un momento di gloria, ma bisogna andare oltre – afferma –. Non possiamo vivere di speranze e di ricordi, ma dobbiamo sempre fare del nostro meglio». Come? «La preghiera aiuta a migliorare noi stessi, a scavare più a fondo dentro di noi».
Viene spontaneo chiedergli se un atleta del suo calibro, prima di un mondiale, preghi per la vittoria. «Non prego mai per chiedere aiuto o avere maggiore forza nelle gare, prego per necessità diverse, come ci insegnano papa Francesco e i padri della chiesa, come nel Padre nostro». Vincere è anche «avvicinare la preghiera al fare quotidiano» e «avere negli occhi l’amore di Dio».
Manca l’oro olimpico nel palmares di Giovanni Pellielo, ma lui non se ne fa un cruccio. «È l’unico colore che mi manca e cercherò di farcela. Altrimenti si va avanti lo stesso. Il tiro a volo è la mia vita e continuerò a praticarlo».
Francesca Gardenato
(articolo pubblicato sul settimanale Verona Fedele)